lunedì 20 dicembre 2010

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Buon 2011


Gezuar Krishlindjet

Gezuar vitin e ri 2011
  

domenica 5 dicembre 2010

La Misericordia torna in Albania

SAN SEBASTIANO   -   OTTOBRE 2010
http://www.misericordia.firenze.it/ssebastiano/SSebastiano245.pdf


Fu Don Carlo Zaccaro ad avvicinare la Misericordia di Firenze all’Albania. A luglio, a poco più di un mese dalla sua scomparsa, il Gruppo di Protezione Civile della Misericordia di Firenze è tornato a Scutari. Da una parte si è voluto consolidare la lunga collaborazione con la Madonnina del Grappa e dall’altro si è inteso riallacciare i rapporti con il gruppo di Protezione Civile albanese nato, sostenuto e formato dalla Misericordia di Firenze.
Il Gruppo I CARE – SACRAVITA (che sarà intitolato a Don Carlo) con i suoi 25 membri, ha dato prova
di preparazione ed efficienza durante le alluvioni di questa primavera, assistendo - per un mese e mezzo - circa 150 persone colpite dal maltempo. Il progetto del Dipartimento di Protezione Civile, che vede coinvolta la Misericordia, prevede la formazione di un secondo nucleo che nascerà a Lezhe, dove 18 ragazzi di una scuola alberghiera, da settembre, avranno nel piano di studi 2 ore di protezione civile. Questo risultato testimonia il lavoro di forte sensibilizzazione e il recepimento del principio di “auto protezione” che si è attuato in questi ultimi anni.
Il seme gettato da Don Carlo, grazie alla Misericordia di Firenze, è germogliato e, in futuro, c’è il progetto di creare gruppi di Protezione Civile anche nelle provincie del nord del Paese. La trasferta albanese è stata anche l’occasione per rivedere Marsida: la bambina che, grazie al Progetto Sacravita, oggi cammina e corre felice. SACRAVITA è una grande attività dove la Protezione Civile gioca un ruolo importante. Anche in Bielorussia sta nascendo un gruppo di volontari sanitari - specializzati in emergenza e trasporto in ambulanza - che prende vita dagli stage di studenti universitari presso la Misericordia di Firenze.
Questo progetto, in collaborazione con l’Università di Medicina di Minsk e la Fondazione di Misericordia e Salute, rappresenta una grande conquista per un Paese in cui la cooperazione fra Stato e volontariato era pressoché sconosciuta.

venerdì 5 novembre 2010

Inaugurazione Confraternita Misericordia di Forlì Don Carlo Zaccaro Onlus

Domenica 7 Novembre  




P R O G R A M M A  D E L L A  G I O R N ATA
 
O R E 1 0 , 0 0
C h i e s a  d i  S a n  G i u s e p p e  A r t i g i a n o
V i a l e  F r a t e l l i  S p a z z o l i  n . 1 8 1 - F o r l ì
 

B e n e d i z i o n e  d e i  m e z z i  e  d e l  L a b a r o
S a l u t i  d e l l e  A u t o r i t à

  
O R E 11 , 1 5
S a n t a  M e s s a  c e l e b r a t a  d a  S . E . M o n s . L i n o  P i z z i

 
O R E 1 3 , 0 0
P r a n z o  e  f e s t a  i n s i e m e


www.misericordiaforli.it






La Misericordia di Forlì è operativa nel nome di don Zaccaro

Dal 7 novembre prossimo, la Confraternita di Misericordia di Forlì sarà operativa nel nome di don Carlo Zaccaro, il grande sacerdote fiorentino, scomparso il 15 maggio scorso, che ne caldeggiò la fondazione. Anche Forlì si mette dunque nel solco di una tradizione sorta a Firenze nel 1244 e che nel mondo può contare su numeri da capogiro: 787 Misericordie, 800mila aderenti e 150mila volontari attivi. Si parte da Bussecchio, per poi ampliare il raggio d'azione.

Il programma della giornata inaugurale della prima confraternita caritativa forlivese dai tempi dei Battuti, prevede, alle 10, il saluto delle autorità e la benedizione dei mezzi e del labaro sul sagrato della chiesa di San Giuseppe Artigiano, in viale Spazzoli, 181, seguiti alle 11.15 dalla santa messa concelebrata dal vescovo monsignor Lino Pizzi. Il pranzo delle 13 precederà la grande festa di popolo, sempre nei locali parrocchiali.

"Nei primi tempi - dichiara il governatore Alberto Manni - opereremo a Bussecchio, nei territori corrispondenti alle parrocchie di San Giuseppe Artigiano, Santa Rita e San Paolo Apostolo. Poi, se la base associativa crescerà, amplieremo proporzionalmente il nostro raggio d'azione". Il vice governatore Claudio Benericetti si rivolge direttamente ai tanti forlivesi di buon cuore: "Cerchiamo volontari per iniziare l'attività di ambulanza per le emergenze. A gennaio avvieremo i corsi da soccorritori e da autisti soccorritori".

La Confraternita di Misericordia di Forlì può già contare su una dotazione umana di 80 volontari, 40 dei quali operativi. Viste però le premesse di un servizio socio-assistenziale molto atteso dalla gente, in particolar modo da anziani e disabili, Manni, Benericetti e gli altri soci fondatori Gilberto Girani, Piergiuseppe Bertaccini, Carlo Zappia e Giancarlo Valenti auspicano veramente un cospicuo flusso di volontari". "Per entrare a far parte della confraternita - interviene Girani - basta un'ora la settimana".

Il neonato sodalizio di volontariato cristiano, assistito spiritualmente da don Mino Flamigni, ha già a disposizione un mezzo per il servizio di taxi sanitario, acquistato grazie ad una donazione della famiglia Zambelli di Galeata, proprio la località bidentina dove don Zaccaro operò alla guida e per conto dell'Opera Madonnina del Grappa. Ma è già stata acquistata anche un'ambulanza attrezzata di tutto punto, "di classe A", sottolinea Benericetti, operativa da gennaio. La sede della Confraternita di Misericordia di Forlì è stata posta nei locali della Fondazione "Opera don Pippo", in via Cerchia, 101.

I numeri utili a stabilire un contatto sono: 347-7786750 di Girani, e 349-6197677 di Benericetti. C'è pure un'e-mail: info@misericordiaforli.it. Perché intitolarla a don Carlo Zaccaro? "Infaticabile costruttore del bene comune - si legge sul sito www.misericordiaforli.it - da vari anni caldeggiava il sogno di fondare anche a Forlì la Confraternita di Misericordia".

Erede di don Giulio Facibeni, il galeatese fondatore dell'Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa di Firenze, don Carlo, fautore della missione della Madonnina in Albania, amava particolarmente la Romagna, "dove era riuscito a creare una rete di tanti amici che lo stimavano ed erano lieti di poter collaborare alla realizzazione delle sue opere a favore dei poveri e dei più deboli. E' stato per tanti punto di riferimento grazie alla sua grande capacità di promuovere e di coordinare". Uomo di grande fede e di una carità autentica e coinvolgente, allievo di Giorgio La Pira, credeva fermamente nell'importanza della cultura e della formazione per una vera promozione umana. Da qui la nascita della Confraternita di Misericordia di Forlì, la formula operativa con cui anche i forlivesi ricorderanno per sempre questa grande testimone della carità cristiana.

Piero Ghetti

http://romagnaoggi.it/forli/2010/11/3/176541/ 


VEDI ANCHE
http://doncarlozaccaro.blogspot.com/2010/10/blog-post.html

giovedì 4 novembre 2010

Arriva la Misericordia "Don Zaccaro "

CORRIERE DI FORLI' E CESENA 4/11/2010

FORLÌ. Dopo ben 766 anni è arrivato il momento: il 7 novembre, sulla scia
di una tradizione sorta a Firenze nel 1244, anche Forlì avrà la sua Misericordia.
Intitolata a don Carlo Zaccaro, il grande sacerdote fiorentino ,
scomparso il 15 maggio scorso, che ne caldeggiò la fondazione, il nuovo
organismo sarà, infatti, operativo a partire da domenica .


Il programma della giornata inaugurale della prima confraternita caritativa forlivese dai tempi dei Battuti, prevede, alle 10, il saluto delle autorità e la benedizione dei mezzi e del labaro sul sagrato della chiesa di San Giuseppe Artigiano, in viale Spazzoli, 181, seguiti alle 11 .15 dalla messa concelebrata dal vescovo monsignor Lino Pizzi. Il pranzo delle 13 precederà la grande festa
di popolo, sempre nei locali parrocchiali .
«Nei primi tempi - dichiara il governatore Alberto Manni - opereremo a Bussecchio, nei territori corrispondenti all e parrocchie di San Giuseppe Artigiano, Santa Rita e San Paolo Apostolo.
Poi, se la base associativa crescerà, amplieremo proporzionalmente il nostro raggio d'azione ». Il vice governatore Claudio Benericetti si rivolge direttamente ai tanti forlivesi di buon cuore: «Cerchiamo volontari per iniziare l'attività
di ambulanza per le emergenze . A gennaio avvieremo i corsi da soccorritori e da autisti soccorritori». La Confraternita di Misericordia di Forlì può già contare su un a dotazione umana di 80 volontari, 40 dei quali operativi .
Viste però le premesse di un servizio socio-assistenziale molto atteso dalla gente, in particolar modo da anziani e disabili, Manni, Benericetti e gli altri soci fondatori Gilberto Girani, Piergiuseppe Bertaccini, Carlo Zappia e Giancarlo Valenti auspicano veramente un cospicu o flusso di volontari .
«Per entrare a far parte della confraternita - interviene Girani - basta un'ora la settimana». Il neonato sodalizio di volontariato cristiano, assistito spiritualmente da don Mino Flamigni, ha già a disposizione un mezzo per il servizio di taxi sanitario, acquistato grazie ad una donazione della famiglia Zambelli di Galeata, proprio la località bidentina dove operò don Carlo Zaccaro a capo della Madonnina del Grappa . Ma è già stata acquistata anche un'ambulanza attrezzata di tutto punto, "di classe A", sottolinea Benericetti, operativa da gennaio.
La sede della Confraternita di Misericordia di Forlì è stata posta nei locali della Fondazione "Opera don Pippo", in via Cerchia, 101. I numeri utili a stabilire un contatto sono: 347-7786750 di Girani, e 349-6197677 di Benericetti. C'è pure un'e-mail : info@misericordiaforli .it.

Piero Ghetti

martedì 2 novembre 2010

Una nuova facoltà di fisioterapia a Scutari in Albania grazie all'Opera Madonnina del Grappa

http://www.gonews.it/articolo_67207_nuova-facolt-fisioterapia-Scutari-Albania-grazie-allOpera-Madonnina-Grappa.html


Don Carlo Zaccaro ha lavorato per anni con quest'obiettivo e pochi giorni fa si sono laureati i primi 16 ragazzi albanesi grazie anche all'ateneo fiorentino
29/10/2010 - 16:00 - Fonte: Ufficio Stampa Madonnina del Grappa


Il 21 ottobre 2010 sono stati consegnati, con una cerimonia solenne svoltasi nella Biblioteca Centrale dell’Università di Scutari, in Albania, i  primi 16 diplomi di laurea in Fisioterapia conseguiti presso un’Università dello stato albanese.
Questo solenne momento è stato la prima tappa significativa ed importante di un processo iniziato almeno nel 2002, quando Don Carlo Zaccaro, dell’Opera Madonnina del Grappa della Divina Provvidenza di Firenze, espresse chiaramente il desiderio forte di far istituire un Corso di laurea in Fisioterapia presso l’Università degli Studi di Scutari, considerando la assoluta necessità di tale figura professionale per i molti pazienti, specialmente bambini, che necessitavano di una riabilitazione.

Con tale intento chiese al prof. Giuseppe Gandolfo, ordinario dell’Università La Sapienza di Roma, di accompagnarlo in una visita alla “Scuola per Infermieri Elena Gjiga”, presso Elbasan, conosciuta per la sua serietà nella formazione di giovani infermieri albanesi.

Don Carlo Zaccaro e il prof. Gandolfo visitarono questa struttura, sostenuta dalla Suore della Carità di S. Giovanna Antida, con le quali iniziarono un lungo percorso di condivisone, che ha portato il prof. Gandolfo ed altri docenti italiani a collaborare a questa Scuola, divenuta successivamente un Polo distaccato dell’Università “Madonna del Buon Consiglio”, e quindi sede di un Corso di laurea in Infermeria.
In quei primi anni, con queste esperienze, e con tanti incontri a livello diplomatico ed universitario, Don Zaccaro ha cercato ogni via possibile per attivare il Corso di Laurea in Fisioterapia, impegnando l’Opera di Firenze a costruire una struttura capace di permettere l’attività didattica frontale e di tirocinio pratico, nonché un convitto per ospitare le giovani studentesse del Corso, non residenti a Scutari.

Nel 2006, egli invitò il prof. Gandolfo a preparare un progetto da presentare, come Opera Madonnina del Grappa, alla Regione Toscana per l’attivazione del Corso di laurea a Scutari, con la piena collaborazione dell’Università di Firenze.

Il prof. Gianfranco Gensini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze, aderì al progetto, che venne approvato dalla Regione Toscana e che permise l’attivazione del Corso di laurea in Fisioterapia.
A tale scopo il prof. Giulio Masotti, Presidente del Corso di Laurea in Fisioterapia presso l’Università di Firenze, venne designato quale Rappresentante della Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze per i rapporti con l’Università di Scutari e Coordinatore del nuovo corso di laurea.

In questa prima fase, il prof. Masotti, il prof. Gandolfo, il Dr. Baccini, fisioterapista docente presso il Corso di laurea in Fisioterapia dell’Università di Firenze, e la sig.ra Rossella Del Bianco,  Segretaria Didattica del Corso di laurea in Fisioterapia dell’Università di Firenze, iniziarono, con il continuo sostegno di Don Carlo Zaccaro, gli incontri con le autorità accademiche dell’Università di Scutari, in particolare con il prof. Hoti, Rettore della stessa Università.

Tutto questo lavoro preparatorio ha permesso, nell’anno accademico 2007-2008, di iniziare il primo anno del nuovo Corso di Laurea in Fisioterapia. Alla sua realizzazione hanno partecipato, come docenti, personale dell’Università di Firenze e di altre Università italiane, personale del Servizio Sanitario Nazionale di Firenze e di Forlì, nonché personale docente albanese.

I giovani hanno frequentato sia la sede realizzata e messa a disposizione dall’Opera Madonnina del Grappa, sia la sede del Dipartimento delle Professioni Sanitarie dell’Università di Scutari. In questi anni, ogni anno è iniziato un nuovo Corso, e così nell’anno accademico 2009-2010 tutti e tre gli anni, I-II.-III, erano contemporaneamente attivi.
Nello stesso tempo, fin dall’inizio è stato attivato il Convitto, che ospita 16-18 giovani non residenti a Scutari, seguite da Suor Dukata Radoja, docente del Corso e che, in modo particolare, cura i rapporti tra i docenti albanesi e i docenti italiani.

Alla fine del 3° anno i giovani quest’anno si sono recati, per un mese, in Italia, presso le strutture di Fisioterapia dell’Università di Firenze, ospiti dell’Opera Madonnina del Grappa, sia a Forlì, dove il Dr. Germano Pestelli, docente del Corso, ha messo a disposizione le strutture di fisioterapia di cui è responsabile, per questa esperienza italiana dei giovani laureandi.

La preparazione delle tesi è stata resa possibile anche grazie alla creazione, nell’ambito della struttura didattica dell’Opera Madonnina del Grappa, di un’aula informatica, dalla quale, grazie alla collaborazione con l’Università di Firenze e alla preziosa esperienza del prof. Di Bari, è possibile collegarsi con tutte le principali riviste di medicina e di fisioterapia.

I giovani hanno preparato delle tesi aventi tutte uno scopo ben preciso: rendere disponibile in lingua albanese una serie di scale di valutazione clinica, ampiamente diffuse ed utilizzate in tutto il mondo, per un’accurata diagnosi, e una precisa valutazione del decorso dei pazienti sottoposti a trattamento fisioterapico. Pertanto, mediante il sistema della doppia traduzione (dalla lingua originale, italiano o inglese in albanese, e dall’albanese nella lingua originale), controllata alla fine da esperti, si sono attenute versioni validate delle principali scale di valutazione fisioterapica, per le più frequenti patologie, come l’ictus, le paralisi cerebrali infantili, il morbo di Parkinson ed altre ancora.

Quando tutte le tesi saranno completate, sarà disponibile, per i medici e i fisioterapisti albanesi, questo unico testo, indispensabile mezzo di valutazione dei pazienti da trattare con la fisioterapia.

Alla solenne proclamazione dei primi laureati in Fisioterapia di un’Università statale albanese hanno partecipato diverse personalità, quali il prof. Tesi, Rettore dell’Università di Firenze, il prof. Gensini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze, il, prof. Dott. Artan Haxhi, Rettore dell’Università di Scutari, il, Decano della Facoltà di Scienze dell’Università di Scutari Prof. Dott. Adem BEKTESHI (a cui appartiene il Dipartimento delle Professioni Sanitarie), il Vice-Ministro per l’Istruzione del Governo Albanese, il prof. Hoti, già Rettore dell’Università di Scutari, il prof. Colombi, Presidente della Regione di Scutari, Don Corso Guicciardini Corsi Salviati, Presidente dell’Opera Madonnina del Grappa della Divina Provvidenza, il Vice-Ministro Dr. De Luigi   dell’Ambasciata Italiana in Albania, il prof. Di Bari, in rappresentanza del prof. Masotti, assente per motivi familiari, diversi docenti italiani ed albanesi del Corso di Laurea in Fisioterapia.

Tutti hanno ricordato l’esempio di Don Carlo Zaccaro, la sua lungimiranza nell’ideare questo progetto e la sua perseveranza nel volerlo realizzare, non ostante tutte le possibili difficoltà. E’ stata sottolineata dalle autorità accademiche italiane ed albanesi l’importanza di questa nuova figura professionale in Albania, l’attiva partecipazione dei giovani laureati al corso di laurea, all’apprendimento della lingua italiana, alla partecipazione del periodo di tirocinio in Italia, alla elaborazione delle tesi.

Il raggiungimento di questo importante traguardo costituisce soltanto una prima tappa di un processo  formativo ed assistenziale che, grazie alla collaborazione tra l’Opera Madonnina del Grappa di Firenze, l’Università di Firenze e la Regione Toscana, può portare ulteriori frutti, proseguendo il processo di formazione di questi nuovi giovani laureati, la loro preparazione a livello assistenziale e a livello universitario, e il potenziamento di strutture fisioterapiche già esistenti a Scutari o nei villaggi vicini, ma che necessitano di un potenziamento delle attrezzature e del personale dedicato.

E’ pertanto indispensabile che tutti coloro che possono contribuire a tale importante progetto formativo ed assistenziale diano il loro sostegno, che, per quanto piccolo, costituisce “quella goccia senza la quale l’oceano sarebbe più povero” (Madre Teresa di Calcutta).























domenica 4 luglio 2010

“Ricordo di don Carlo Zaccaro, campione di carità cristiana”

http://www.romagnaoggi.it/forli/2010/6/29/165366/

* 29 giugno 2010

A poco più di un mese dalla scomparsa di don Carlo Zaccaro, si acuisce il vuoto lasciato dal grande sacerdote fiorentino, campione di carità. Uomo di grande spessore umano e culturale, prima di maturare la vocazione presbiterale che l'avrebbe portato a guidare l'Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa" alla morte del fondatore don Giulio Facibeni, fu giurista, docente universitario, fino a collaborare anche politicamente con il grande sindaco Giorgio La Pira.



Quello che segue è il ricordo di una settimana condivisa con don Zaccaro a Scutari, capoluogo settentrionale del Paese delle Aquile: era il 1995 e il sacerdote, delegato in Albania della "Madonnina", stava stringendo i tempi per alleviare il più possibile le terribili condizioni di vita di un centinaio di orfani in gran parte celebrolesi, scoperti quasi per caso all'interno di un istituto posto nel cuore della città. Il sottoscritto, volontario di breve corso all'interno della "Madonnina", aveva il compito di osservare e documentare quella tragedia nella tragedia. Sulla carta l'istituto pareva un normale centro di accoglienza: di fatto si rivelò un lager da delirio in mezzo a sporcizia e ratti da "Guinnes dei primati". Don Carlo era sbarcato in Albania nel 1992 invitato dalle Suore Missionarie della Carità, l'ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, avanguardie del papa nel povero paese d'oltre Adriatico per riattivare la carità cristiana annientata da 47 anni di feroce comunismo.



"Aveva scelto di lavorare in Albania - si legge sul sito della "Madonnina" - sulle orme di Madre Teresa, in un paese all'inizio molto difficile, dove ha subito anche un attentato, ma la sua tenacia lo teneva lì in quella terra di frontiera". Prese subito contatto con i primi governanti democraticamente eletti a Tirana, all'insegna della parola d'ordine "fare presto": occorreva, infatti, ridare dignità ai più indifesi di tutti, i disabili. Approfittando di un bando europeo, trovò i denari per ristrutturare l'istituto "lager". Si mise subito all'opera, prendendo contatti diretti con i primi governanti democraticamente eletti a Tirana per ridare un'immagine ai più indifesi fra i poveri, i disabili. "Ciò che conta per gli albanesi - ebbe a dire in un incontro pubblico tenutosi nel 1995 a Galeata, paese natale di don Facibeni - non è tanto sfamarli e vestirli quanto rieducarli al vero significato del lavoro".



Approfittando di un bando europeo, trovò i denari per ristrutturare l'istituto "lager". Vi riuscì grazie anche al fondamentale apporto "a costo zero" di alcuni romagnoli, fra cui l'indimenticabile capomastro Afro Fiumana e l'attuale sindaco di Santa Sofia Flavio Foietta. Poi, grazie all'arrivo della missionaria grossetana Silvana Vignali, sostenuta dall'onlus forlivese "Comitato per la Lotta contro la Fame nel Mondo", iniziò gradualmente a togliere i giovani minorati dal centro per inserirli in case famiglia. Rimane indelebile nei miei occhi l'abbraccio di don Carlo ai "paria" di Puka. I miseri abitanti di quel pugno di case ai confini con il Kossovo, dipendevano come sostentamento dai viveri offerti dalla comunità di suore di Madre Teresa, ma erano disperatamente caparbi nel voler acquistare una lattina di Coca Cola che era già arrivata sin là, prima fra tutte le diavolerie capitalistiche. Don Zaccaro si era perdutamente innamorato di quel presidio di sei religiose guidate da suor Tecla, toscana come lui. Sin dal loro arrivo a Puka, le suore si erano poste il problema della difficile coesistenza dei cattolici coi mussulmani, due esperienze religiose profondamente diverse nella loro manifestazione, soprattutto in Europa.



L'Albania dell'epoca pullulava di cantieri per la ricostruzione di moschee e minareti, in perfetta linea con la politica di reislamizzazione pensata per quel Paese dai ricchi "fratelli arabi" del Golfo. La questione è però durata pochi mesi: talmente assidua e consistente è stato l'impegno caritativo delle suore, che la moschea ha dovuto chiudere i battenti per mancanza di adepti. "A Puka - amava raccontare lo stesso don Carlo, non hanno funzionato i petrodollari ma l'amore per i poveri di suor Tecla e delle sue Missionarie della Carità". Alcuni anni fa don Zaccaro ha ottenuto la massima onorificenza albanese per l'impegno profuso alla rinascita del paese, la sua seconda patria. Non se n'è mai gloriato: l'importante è aver contribuito a restituire all'amata Albania "la dignità, il rispetto e l'amore per il prossimo, come fece Gesù Cristo, di cui sono umile servitore".



Piero Ghetti

martedì 29 giugno 2010

IMPORTANTI ATTREZZATURE SANITARIE DONATE ALLA “MISSIONE ALBANIA” DAL PROGETTO AGATA SMERALDA PER RICORDARE DON CARLO ZACCARO


COMUNICATO STAMPA


Per ricordare Don Carlo Zaccaro, sacerdote dell’Opera Madonnina del Grappa, recentemente scomparso, 


Giovedì 1 Luglio 
in San Marco a Firenze - 
con inizio alle ore 16,45 - 

il Progetto Agata Smeralda donerà a Suor Enza Ferrara, medico, delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, importanti apparecchiature sanitarie per la cura dei bambini cardiopatici. Tali strumenti sono stati acquistati da “Agata Smeralda” presso la Esaote di Firenze, per essere destinati al Presidio Sanitario della “Missione Albania – Opera Madonnina del Grappa” fondato da Don Carlo al servizio dei più poveri e diretto da Suor Enza.
La cerimonia di donazione avrà inizio alle ore 16,45 nella Basilica di San Marco con un momento di preghiera, presieduto da S.E. Mons. Claudio Maniago, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Firenze, davanti alla tomba di Giorgio La Pira e proseguirà nella “Sala Pietro Annigoni” del Convento di San Marco - Via Cavour, 56 - alle ore 17,00.
Saranno presenti ed interverranno per ricordare Don Carlo, oltre al Vescovo Ausiliare, Mons. Corso Guicciardini, Presidente dell’Opera Madonnina del Grappa, l’On. Carlo Casini, Presidente della Commissione Diritti Costituzionali del Parlamento Europeo, Suor Enza Ferrara e la Dott.ssa Arketa Pllumi, medici del Presidio Sanitario di Scutari che giungeranno appositamente dall’Albania. Saranno presenti, inoltre, i giovani studenti ospiti della casa famiglia “Villa Guicciardini”, diretta da Don Carlo, con i quali aveva instaurato un forte legame.
Sempre in memoria di Don Zaccaro, nell’occasione, il Progetto Agata Smeralda consegnerà anche a Mons. Guicciardini una somma in denaro per il sostegno alle scuole professionali della “Missione Opera Madonnina del Grappa” a Jurema Guadalajara (Fortaleza) in Brasile.
Il Prof. Mauro Barsi, Presidente del Progetto Agata Smeralda, introdurrà la cerimonia di donazione e ricorderà la grande amicizia con Don Carlo, il suo impegno di evangelizzazione e promozione umana con “Agata Smeralda”. Infatti, si deve proprio al grande amore di questo sacerdote per l’Albania se il Progetto Agata Smeralda nel 2001 ha iniziato a Bajze, con le Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, il sostegno a distanza di bambini bisognosi della scuola materna ed elementare.
Tutti sono invitati.


Firenze, 28 Giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010

La Misericordia di Forlì è stata intitolata a Don Carlo Zaccaro

 
Nella seduta del 7 giugno u.s. il Magistrato , l’Organo Direttivo della Misericordia di Forlì, all’unanimità ha deliberato di intitolare la confraternita a Don Carlo Zaccaro. Il sacerdote erede di Don Giulio Facibeni e fondatore della missione in Albania, amava particolarmente la Romagna dove era riuscito a creare una rete di tanti amici che lo stimavano ed erano lieti di poter collaborare alla realizzazione delle sue opere a favore dei poveri e dei più deboli. E’ stato per tanti  punto di riferimento grazie alla sua grande capacità di promuovere e di coordinare. Uomo di grande fede e di una carità autentica e coinvolgente , allievo di Giorgio La Pira ha organizzato convegni a Galeata, a Forlì  a Firenze, in Albania perché credeva nella importanza della cultura e della formazione per una vera promozione umana.
Infaticabile costruttore del bene comune,  da vari anni caldeggiava il sogno di fondare anche a Forlì la Confraternita di Misericordia. Per questo si è adoperato creando contatti con la Confederazione nazionale delle Misericordie , con la Misericordia di Antella e di Firenze e stimolando tanti amici romagnoli ad un impegno concreto in numerosi incontri preparatori.
Ha partecipato così anche come socio fondatore , molto contento di vedere finalmente nascere la nuova Misericordia di Forlì.
Per questo l’intitolazione della Misericordia al suo nome non è solo segno di riconoscenza, ma e’ anche impegno a continuare , grazie al suo esempio  al suo entusiasmo alla sua amicizia  in azioni concrete di carità e di servizio ai più poveri e bisognosi vicini e lontani.
 
Il Governatore
Alberto Manni

 
www.misericordiaforli.it
 

domenica 13 giugno 2010

La Pieve - 13 giugno 2010

da  http://www.pievedisesto.it/pieve/attachments/111_24-XIDomTO13.6.2010.pdf
APPUNTI
Sabato 15 maggio scorso è
scomparso don Carlo Zaccaro,
sacerdote dell'Opera della Divina Provvidenza
"Madonnina del Grappa", responsabile della
Missione Albania di Scutari. Don Carlo apparteneva
ad una generazione di giovani cresciuta
intorno a don Bensi e a La Pira. La decisione
di entrare nella Madonnina del Grappa, lasciando
il mondo universitario che gli si apriva
davanti con proposte anche affascinanti, fu
solo la scelta dei poveri. Al funerale, nella
Chiesa dell’Immacolata a Montughi, erano
presenti l’Arcivescovo di Scutari, presidente
della Conferenza episcopale albanese, il Prefetto,
il Sindaco, tante rappresentanze della
città. L’opera svolta da don Carlo in Albania,
sulla spinta di Madre Teresa di Calcutta, si è
rivelata di proporzioni straordinarie. Ha meravigliato
tutti. Ha particolarmente colpito la testimonianza
con cui l’Università di medicina di
Firenze ha voluto ricordarlo. L'Ateneo fiorentino
aveva aderito ad una proposta di don Carlo
di istituire presso l'Università di Scutari un
Corso di laurea in Fisioterapia. Questa proposta
formativa veniva a colmare una grave lacuna
del sistema sanitario e universitario albanese.
In contemporanea sono nate case famiglia
per ragazzi disabili e un centro di cardiologia
pediatrica. Il ricordo del prof. Giulio Masotti e
dei suoi assistenti che hanno dato tanto per la
realizzazione del progetto, è commovente.
“Per noi è stato un insegnamento morale notevole,
ha detto Masotti. Anche un laico, a 75
anni quanti ne ho io, può imparare tante cose:
intanto a mettere insieme le proprie esigenze
con quelle degli altri; e poi l’umiltà, la disponibilità
totale. Il ricordo di don Carlo è quello di
una persona eccezionale che metteva se
stesso e il proprio mondo a disposizione di un
progetto giudicato da noi impossibile e che visto
oggi, a realizzazione avvenuta e in tempi
rapidissimi, ci appare miracoloso.
L’onnipotenza dell’amore
Proprio in relazione all’aggettivo miracoloso
colto sulle labbra del prof. Masotti ci piace ricordare
un articolo scritto da don Carlo Zaccaro
su Toscana Oggi un paio di anni fa. Era circolata
la notizia di una «guarigione prodigiosa» attribuita
all’intercessione di don Giulio Facibeni e
c’erano state maldestre interpretazioni sulla
stampa. Scrisse don Carlo:
La grandezza dei santi non sta nei miracoli che
compie Dio solo, ma in quello che della loro esistenza
terrena essi hanno lasciato compiere a
Dio. Il miracolo è dato dal percorso che Dio fa
compiere, quasi sgomitolandola, alla fase terrena
dell’esistenza umana per portarla ascensionalmente
alla vetta di quella perfezione prevista
dal progetto di Dio. Ma la vetta è la croce. Il
destinatario di un miracolo di don Facibeni non
è tizio o caio o sempronio, ma è un’intera città.
Il Padre, che da giovane assistente degli Scolopi,
aveva agitato in alto il tricolore per la riconciliazione
tra Stato italiano e Chiesa cattolica e
su quella bandiera aveva idealmente adagiato i
corpi straziati dei suoi fanti caduti sul Monte
Grappa, si è trovato alla fine dei suoi giorni a
tenere nell’incerta mano tremante per il parkinson
un bianco fazzoletto quasi ostensorio della
resa completa del suo corpo e della sua anima a
Gesù crocifisso. Non è questo il vero miracolo di
don Facibeni che con la sua palese sofferenza
ha portato l’immagine sacramentaria di un Dio
Padre a casa di ciascuno di noi? Noi fiorentini
siamo tutti dei miracolati. Don Facibeni ci ha
insegnato con la sua vita che l’onnipotenza di
Dio è un’onnipotenza d’amore, non di potere.
Un’onnipotenza vulnerabile, fra l’altro, dalla
nostra libertà…

mercoledì 9 giugno 2010

GALEATA - Ricordando don Carlo

 


ORE 15.30 - ABBAZIA DI S. ELLERO
Messa di suffragio

ORE 17.30 - TEATRO COMUNALE
Testimonianze degli amici e dei ragazzi
Saluto del Sindaco di Galeata Elisa Deo

Interventi di
Mons. Giordano Frosini,
Teologo

Willy Kamsi
Ex Ambasciatore d’Albania presso la Santa Sede

Mons. Dino Zattini
Vicario Generale della Diocesi di Forlì-Bertinoro

Don Corso Guicciardini
Presidente dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa

Liviana Zanetti
Vice Sindaco del Comune di Bagno di Romagna

Alberto Manni
Governatore della Misericordia di Forlì

Testimonianze dei ragazzi e degli amici

Modera Paolo Poponessi
Assessore alla Cultura del Comune di Galeata

Don Cuba

Firenze
Presentazione del libro di
Maurizio Naldini
Don Cuba
Scritti e testimonianze

Firenze
Sala Vanni
Piazza del Carmine, 14 e 19

Ore 17.00
Martedì 15 giugno 2010
Presentazione del libro
DON CUBA
Scritti e testimonianze
di Maurizio Naldini
   Edizioni Sarnus

Saluti di
Matteo Renzi
Sindaco di Firenze
Giampiero Maracchi
Vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Interverranno
S.E. Cardinale Silvano Piovanelli
Arcivescovo Emerito di Firenze
Lapo Mazzei
Associazione Obiettivo Giovani di San Procolo
Don Renzo Rossi
Missionario e amico di Don Cubattoli

Coordinerà l’incontro
Giovanna Carocci
Associazione Fioretta Mazzei

Saranno presenti l’Autore e l’Editore
Martedì 15 giugno, ore 17.00
Sala Vanni, Piazza del Carmine 14 e 19, Firenze



Apprezzato dalle guardie e dai ladri, dai preti e dai mangiapreti, dalla gente più semplice e dai teologi: don Danilo Cubattoli, pupillo di Elia Dalla Costa, fu talmente innamorato di Cristo da dedicargli la vita, l’esuberante fisicità, l’intelligenza vivissima. Con Fioretta Mazzei e Ghita Vogel operò a favore dei ragazzi di San Frediano e per essere loro amico fu atleta, sub, alpinista, tanto che alle sue gesta in bicicletta fu dedicata anche una copertina della «Domenica del Corriere». In moto nei primi anni Cinquanta arrivò in Grecia, attraversò il Medio Oriente, poi entrò in Africa e fra mille avventure arrivò al suo scopo: celebrare una messa sulla vetta del Kilimangiaro. Fu il primo prete a dir messa dietro le sbarre, sostenitore della legge Gozzini, protettore di chiunque gli chiedesse aiuto, perfino di Pietro Pacciani, il presunto “mostro di Firenze”, cui celebrò il funerale (una bara, lui e tre giornalisti). Si occupò anche di cinema, in particolare di film per ragazzi, diventando amico di grandi personaggi dello spettacolo come Benigni e Monicelli.
Questa è in qualche modo la sua “biografia ufficiale”, basata sui tanti scritti, lettere e appunti messi a completa disposizione da Ghita Vogel. Ne emerge la figura di un uomo vero che, vestendo la tonaca, è andato ben al di là del “prete di strada”, un uomo di grande spessore, anche teologico, che fino all’ultimo istante si è dedicato agli altri parlando il linguaggio degli umili e offrendo un amore mai melenso. Soprattutto, una delle meravigliose espressioni della Firenze religiosa del dopoguerra: da Elia dalla Costa a don Facibeni, da don Bensi a padre Balducci, da don Milani a don Lupori e al segretario della Cei monsignor Bartoletti. La sua vita viene ricostruita anche attraverso le testimonianze di don Renzo Rossi, compagno di seminario, di don Carlo Zaccaro della Madonnina del Gappa, della sorella, dei nipoti, degli amici come Stefano Ugolini che gli fu accanto durante il viaggio in moto, degli allievi e di coloro che lo hanno assistito negli ultimi giorni. Organizzato cronologicamente, il volume ricostruisce dall’interno anche la realtà sociale della Firenze di quei giorni anche grazie alle numerose foto inedite e all’appendice di suoi scritti e di toccanti lettere ricevute dai carcerati.

lunedì 7 giugno 2010

Shkoder: Don Carlo Zaccaro, Italiani Qe Kontribuoi Shume Per Shkodren

http://www.lajme.gen.al/2010-06-04/shkoder-don-carlo-zaccaro-italiani-qe-kontribuoi-shume-per-shkodren.html

Lajmet e datës 4 Qershor 2010              TRADUTTORE Google
Shkoder: Don Carlo Zaccaro, Italiani Qe Kontribuoi Shume Per Shkodren


SHKODËR, 4 Qershor/ATSH-G. Marku/. - Me Don Carlo Zaccaron, meshtarin italian nga Firenze, i cili për rreth 20 vite iu përkushtua Shkodrës, lidhen shumë gjëra në qytetin e verior e më gjërë ku ai punoi me tepër përkushtim në shërbim të njerëzve në nevojë, por në të njëjtën kohë edhe në fusha të tjera, kryesisht në Universitetin "Luigj Gurakuqi". I ndarë nga jeta në moshën 88 vjeçare, ai mori një mirënjohje dhe respekt të veçantë nga Shkodra dhe mbarë rajoni verior i Shqipërisë, të cilit i shërbeu me shumë devotshmëri në vitet e demokracisë.

I lindur në Firenze në gusht të vitit 1922, Don Carlo do të spikaste shumë shpejt për aftësitë e tij dhe dëshirën për të ecur vetëm përpara. Pas diplomimit në degën juridik në specialitetin e të Drejtës Agrare, lëndë të cilen e dha për disa vite në universitet, ai u afrua me "Madonnina del Grappa" falë adhurimit të tij ndaj Don Giuglio Facibenit, krijuesit të saj, ndërkohë që në vitin 1955 shugurohet prift, duke ia kushtuar jetën e tij Zotit dhe njerëzve. Ai ka një kontribut të jashtëzakonshëm në formimin e të rinjve në shkollën "Madonina Del Grapa" në Firence, por dhe zhvillimin e veprimtarisë bamirëse në shumë sektorë, nga fëmijët e të moshuarit, nga të burgosurit e te huajt.

Prefekti i Shkodrës, Maxhid Cungu, i cili së bashku me shumë autoritete të tjera vendore si dhe përfaqësues të tjerë nga universiteti dhe komunitetet fetare, morën pjesë në ceremoninë e përcjelljes për në banesën e fundit, tha për ATSH-në se, "Vdekja e Don Carlos është një humbje e madhe për të gjithë, për te afermit e bashkëpunëtoret e tij në Itali, për miqët e tij në Shqipëri dhe në veçanti në Shkodër."

"Kemi ndjerë nga afër shpirtin e mendjen e tij krijuese, energjinë e pashtershme e vullnetin e hekurt për të realizuar gjithçka që ishte në shërbim të njerëzve në nevojë. Atë do ta kujtojnë të gjithë në Shkodër, fëmijë, të rinj e të moshuar, studentë e intelektualë. Ishte modest dhe i fundit në pretendime, ku asnjeherë nuk dëshronte të binte në sy, por vetëm të punonte dhe të kontribuonte", tha Cungu.

Në Shqipëri, Don Carlo mbërriti për herë të parë në vitin 1992 së bashku me motrat e Nënë Terezës për të kontribuar në kapërcimin e ditëve të vështira që po kalonte vendi ynë. Për institucionalizimin e ndihmës ndaj komunitetit, ai krijoi degën "Missione Albania" dhe për gati 20 vite i përkushtohet Shkodrës, qytetit, që siç thoshte edhe ai vetë, qe vendlindje e dytë për të. Shumë shpejt u krijua edhe Filiali "Madonnina del Grappa" në Shkodër, President i të cilës qe deri në fund të jetës së tij.

"Kontributet e Don Carlos i gjejmë kudo në Shkodër. Ato janë evidente edhe në ndihmën që i ka dhënë Universitetit "Luigj Gurakuqi" për t'u kthyer në një institucion të vertetë perendimor", theksoi rektori i Universitrtit "Luigj Gurakuqi" të Shkodrës, Prof. Dr. Artan Haxhi. Sipas tij, në vitin 2007, falë punës këmbëngulëse të Don Carlos, në bashkëpunim me Universitetin e Firenzes e me Prof. Giulio Masssoti, u bë e mundur që në Universitetin e Shkodres të hapet dega trevjeçare e Fizioterapisë.

Për të gjitha shërbimet në lëmin e mësimdhënies dhe të kulturës, në 1995 Don Carlo u dekorua me urdhrin e artë "Naim Frashëri", ndersa për kontributet në shërbim të qytetarëve të Shkodrës mori titullin "Qytetar Nderi".

Në respekt të kësaj figure, në qëndrën "Madonnina del Grappa", pranë Spitalit Fizioterapik në Shkodër, të ngritur prej tij, janë zhvilluar vizita ngushëlluese nga mbarë komuniteti në qytetin e Shkodrës, ndërkohë që drejtuesit e kishës katolike kanë mbajtur një meshë të posaçme.

Gjithashtu, u përcoll publikisht edhe një falenderim për mesazhin ngushëllues dërguar nga Kryetarja e Parlamentit të Shqipërisë, zonja Jozefina Topalli. /a.ke/

giovedì 3 giugno 2010

O' Viralata

da
http://landstreicher.blogspot.com/2010/06/una-quindicina-di-giorni-fa-e-morto-don.html

Una quindicina di giorni fa e' morto DON CARLO ZACCARO il responsabile del settore Albania dell'Opera Madonnina del Monte Grappa presso la quale svolgo del volontariato.
La partecipazione ai suoi funerali, svoltisi a Firenze, e' stata il segno tangibile di quanto fosse apprezzato da ricchi e poveri, potenti e non.
Cio' che mi ha fatto piu' impressione e' stato vedere anche dei mussulmani, venuti apposta dall'Albania, per onorarlo. Anche qui, nella Cattedrale di Scutari, quando una settimana dopo hanno celebrato una messa in suffragio di Don Carlo, ho visto presenti autorita' mussulmane, oltre che ortodosse. Questo e' un aspetto dell'Albania che mi piace molto:"La tolleranza religiosa".
Don Carlo, sotto questo aspetto, era esemplare. Non ha mai chiesto a nessuno a che religione appartenesse; per Lui importante era solo la persona in difficolta', che aiutava senza pretendere alcun "certificato di appartenenza"
Il suo esempio sara' anche per me di stimolo a fare quel che faccio senza paraocchi o preferenze.

La Nazione 03/06/2010

Corriere Fiorentino 03/06/2010

domenica 30 maggio 2010

Ritorno in Albania

http://www.agatasmeralda.org/news/ritorno-in-albania_1_168_0.html
 
12 Maggio 2010: partenza per l’Albania. Dopo vari rinvii dello scorso anno, eccoci finalmente decisi, si parte per Bajze.
Al nostro arrivo, come sempre, Suor Pia e Suor Rosangela ci aspettavano.
L’aeroporto dedicato a Madre Teresa era stato ultimato a tempo di record. Durante tutto il percorso fino a Scutari abbiamo notato un gran movimento: tanti cantieri per costruzioni ed anche di strade. Si nota benissimo che l’Albania è un paese in forte crescita.
Dopo il pranzo, abbiamo fatto una bella passeggiata per le strade del villaggio di Bajze. Qui la vita è più tranquilla, siamo infatti lontani dallo sviluppo della città.
Dopo la passeggiata abbiamo messo in ordine e smistato le oltre 40 scatole da noi spedite con un container alcuni giorni prima. Le scatole contenevano vestiti e biancheria intima nuova per bambini e adulti, giochi, quaderni, materiale didattico e sanitario che avevamo avuto in donazione da alcuni amici negozianti di Locorotondo. Suor Pia era felicissima di quanto da noi le era stato donato. Tutto il materiale sarebbe stato distribuito a persone particolarmente bisognose. La religiosa, commossa, ci ha ringraziato.
Al mattino abbiamo atteso i bambini della scuola materna gestita dalle suore.
Teniamo a sottolineare la pulizia e l’ordine che si nota nelle aule. Suor Agnesina ci informa che sono i bambini stessi che tengono pulite ed in ordine tutte le cinque sale ed i bagni dell’asilo. E’ stato bellissimo vederli arrivare accompagnati dalle mamme o dai papà che, frettolosi, li lasciano per recarsi al lavoro. Tutti i bambini vestono grembiulini puliti: le femminucce rosa ed i maschietti verdino. Dopo un primo approccio con alcuni giochi, fanno degli esercizi di riscaldamento, intonando alcuni canti. Poi abbiamo assistito alle prove per i balli e i canti che a fine anno faranno in una grande festa. Durante tutta la mattinata si sono svolte attività educative e giochi vari. Con amore e professionalità le educatrici e le suore hanno sempre assistito in tutto e per tutto i bambini. Siamo rimasti incantati dall’impegno che tutti mostravano nello svolgere il proprio compito.
Una piccola pausa per la merenda offerta dalle suore e per l’immancabile pirulì, che sempre doniamo a tutti i bimbi che incontriamo.
In tutto i bambini sono circa sessantacinque, divisi in tre classi per età. La mattinata è trascorsa veloce, siamo stati tanto bene in compagnia dei nostri bambini.
Dopo il pranzo ci siamo recati a Scutari per incontrare Suor Enza. Motivo della visita la testimonianza dell’utilizzo della nuova macchina per l’ecocolordoppler del cuore, donata dalla nostra Associazione a questo centro sanitario.
Tale centro è attualmente ospitato presso i locali dell’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa di Firenze ed è gestito da Suor Enza, in collaborazione con la Dottoressa Arketa Pllumi. La Dottoressa ci ringrazia per il grande contributo. Collabora con Suor Enza da più di dieci anni. Precedentemente aveva utilizzato un apparecchio già donato da “Agata Smeralda” e adesso, grazie al nuovo e moderno ecocolordoppler, le diagnosi saranno molto più dettagliate e si potranno meglio prevenire e curare le malformazioni cardiache dei bambini albanesi. Il medico ci fornisce inoltre alcune statistiche che dimostrano il grande operato del centro diagnostico, attualmente l’unico in tutto il nord dell’Albania. Dal 2001 al 2009 sono stati visitati gratuitamente oltre tremila pazienti (la maggior parte bambini), sono stati diagnosticati oltre 640 pazienti, di cui 196 trasferiti in Italia per interventi chirurgici al cuore. Molto importante anche la possibilità di continuare con controlli e monitorare le funzioni cardiache anche dopo l’intervento cardiochirurgico.
Abbiamo assistito inoltre ad alcune visite: particolarmente emozionante quando è stato usato l’ecocolordoppler cardiaco fetale ad una signora in gravidanza, per controllare che il feto non avesse complicanze cardiache.
Abbiamo molto apprezzato la serietà e la professionalità della Dottoressa Pllumi e di Suor Enza. Ogni giorno decine di bambini possono usufruire gratuitamente di una visita specialistica cardiopediatrica, al fine di diagnosticare l’eventuale malformazione cardiaca.
Tutto questo con il contributo della nostra Associazione Progetto Agata Smeralda.
Con Rosa sono fiero e onorato di farne parte e ci auguriamo che la nostra testimonianza serva a dare forza e convincere, anche i più dubbiosi, che con un piccolo sacrificio si può realmente dare vita e futuro ad un bambino.
Felici per quanto avevamo visto, il giorno successivo ci siamo organizzati per il rientro in Italia. Dopo appena due giorni dal nostro arrivo, Suor Pia ci ha telefonato per informarci che purtroppo era venuto a mancare Don Carlo Zaccaro, sacerdote di Firenze e Presidente in Albania della Missione Opera Madonnina Del Grappa, che finanzia il centro di Scutari, dove Suor Enza e la Dottoressa Arketa prestano il loro servizio di assistenza ai bambini con problemi cardiaci.
Possiamo testimoniare del grande e concreto lavoro svolto da Suor Enza e da tutti i collaboratori del centro di cardiologia di Scutari, pertanto facciamo il nostro appello al Presidente di “Agata Smeralda” di valutare la possibilità di continuare a sostenere tale centro per il prossimo futuro.
Donato e Rosa Carparelli
Locorotondo (Bari)

sabato 29 maggio 2010

Notiziario K

Da Notiziario K di Santa Sofia.  Anno XXX – n. 20 del 19.05.2010

IL NOSTRO ADDIO A DON CARLO ZACCARO – Don Carlo Zaccaro, sacerdote dell’Opera della Divina Provvidenza “Madonnina del Grappa” ha fatto il suo ritorno alla casa del Padre, dove è stato accolto dai suoi maestri e amici, Don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira.
Anche la nostra zona ha visto Don Zaccaro intrepido e solerte animatore presso Villa Torricella di Galeata.
Lo salutiamo e lo ringraziamo con le stesse parole dei suoi ragazzi: “Fulgido esempio di fede e carità cristiana, testimone vivente della Divina provvidenza, sulla scia del suo fondatore Don Giulio Facibeni. Fu maestro illuminato e ascoltato. Profuse il suo impegno coerente e costante nell’Opera della Divina Provvidenza “Madonnina del Grappa”, ultimamente in Albania, fino al termine dei suoi giorni”.

mercoledì 26 maggio 2010

La Vita 23/05/2010

  
Da: La Vita (23 maggio 2010)

Ricordo di don Carlo Zaccaro
Un’orma di maggio


Sabato 15 maggio è venuto a mancare don Carlo Zaccaro, amico ed estimatore del nostro giornale. Lascia un grande vuoto nella comunità cristiana e nella società civile. Mi piace ricordare don Carlo Zaccaro con le parole che il Manzoni scrisse nel famoso 5 maggio: “né sa quando una simile orma di pie’ mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà ... al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirto più vasta orma stampar”. Una grande orma difficile da colmare. Anche lui ha alzato tanta polvere nell’arco di una lunga vita, senza mai stancarsi di coltivare il Vangelo. Tenace nell’amore dei poveri, dei giovani e dei più bisognosi, lascia tante persone orfane del suo spirito. Perché don Carlo era un uomo che non insegnava le Sacre Scritture: le viveva e le faceva vivere.
Aveva scelto di lavorare in Albania, sulle orme di Madre Teresa di Calcutta, in un paese all’inizio molto difficile, dove ha subito anche un attentato, ma la sua tenacia lo teneva lì in quella terra di frontiera. In una città dell’estrema periferia del paese e del continente. Una Scutari ancora molto lontana dagli standard sociali europei, tanto difficile da collocare tra oriente ed occidente. Con l’impressione di essere costantemente sopraffatti dagli eventi, senza riuscire a fare sostanziali passi in avanti verso un benessere sociale che dista solo poche miglia di mare.
Chi ha avuto la fortuna di poter condividere con lui un’esperienza albanese ha avuto, come me, la riprova vivida di come si divulga il messaggio evangelico. La sua cruenta polvere, dice il Manzoni ed è vero. Don Carlo sapeva coinvolgerti in iniziative che altrimenti sarebbero state impossibili. Con quella sua risatina quasi canzonatoria ti diceva: “Come, non avrai paura a guidare una panda!”. E partivamo per le strade sterrate e sconosciute dell’Albania. Io mi sentivo sicura, come non mi sarei mai sentita neppure in Italia.
Lui ti sfidava. Salvo poi al ritorno essere sempre redarguiti per essersi avventurati in percorsi ritenuti temerari.
Alcune settimane orsono l’ho chiamato al cellulare. Lui era già in ospedale, mi ha brontolato. “Lei- mi da detto, dandomi del lei a sottolineare il rimprovero - non deve telefonare a me per sapere come sto, deve invece pensare al nostro comune amico che ha bisogno di affetto e amicizia”. Era così don Carlo, pur essendo malato, in ospedale, non pensava a se stesso, ma a coloro che avevano più bisogno di lui.
Un suo caro amico da tanti lustri lo definiva: “Un buono”. Come dire forse anche troppo, ma don Carlo era questo. Un vulcano di iniziative e di amore.
Lascia un progetto da realizzare, un suo grande sogno al quale stava lavorando: la facoltà di medicina a Scutari.
   
Marinella Sichi
 

domenica 23 maggio 2010

RINGRAZIAMENTO

Commossi da tanta partecipazione al loro grande dolore la sorella e i nipoti, ringraziano le Autorità civili e religiose Italiane e Albanesi, i Sacerdoti, le Suore, le Confraternite delle Misericordie, i ragazzi e i Figli dell’Opera Madonnina del Grappa e i tanti carissimi amici e parenti che con al loro presenza, o con i loro messaggi, hanno dimostrato il legame profondo di amore avuto per

DON

Carlo Zaccaro

Firenze, 23 Maggio 2010.

L'Osservatore Toscano 23/05/2010



Toscana Oggi 23/05/2010



sabato 22 maggio 2010

Da   http://www.notaiofilippoferrara.it/

Sabato 15 maggio 2010, Vigilia dell’Ascensione al Cielo di Nostro Signore Gesu’ Cristo, è Salito al Cielo Don Carlo Zaccaro, 88 anni, sacerdote dell`Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa" di Firenze.
Laureato in Giurisprudenza,  nel 1946 entra a far parte del Gruppo Madonnina del Grappa, diventando uno dei collaboratori di don Giulio Facibeni.
Nel 1955 viene ordinato sacerdote ed alla morte di don Giulio Facibeni, ne prosegue l`Opera, seguendo la formazione dei giovani, dando vita alla Scuola Professionale della Madonnina del Grappa, e sviluppando l`attività caritativa in tanti settori, dai bambini agli anziani, dagli stranieri ai carcerati.
Nel 1992, su indicazione delle Suore di Madre Teresa di Calcutta,  visita in Albania  un orfanotrofio e rimane scioccato dell`abbandono  in cui sono tenuti i bambini, per lo più celebrolesi. Costruisce un moderno edificio con un efficiente ambulatorio a favore dei più poveri e indifesi in quel paese.
“Cordoglio per la scomparsa di «un grande sacerdote toscano, una delle figure più rappresentative e significative di una chiesa capace di stare sempre accanto ai più poveri e ai più indifesi» è stato espresso dal Presidente della Giunta Regionale della Toscana, Enrico Rossi. «Uomo di raffinata cultura,  giurista e docente universitario, ha proseguito l`opera di Don Giulio Facibeni, continuando a tenere viva l`esperienza della Madonnina del Grappa e dando vita ad un`efficace missione in Albania, dove ha fatto nascere una casa famiglia per bambini cerebrolesi e altre strutture sanitarie. Se n`è andato con discrezione, come aveva vissuto e ci mancherà molto come mancherà a tutti i toscani. Ci resteranno le sue opere concrete ma anche il suo esempio e il suo impegno religioso e civile al servizio degli altri. Una testimonianza di fede e di dedizione sociale che, ne sono certo, altri sapranno raccogliere e portare avanti come lui stesso ha saputo fare dopo la scomparsa di don Facibeni».


VEDI ANCHE   
http://www.notaiofilippoferrara.it/pagina.asp?ID=115
  
http://www.notaiofilippoferrara.it/pagina.asp?ID=73 


giovedì 20 maggio 2010

GRAZIE Don Carlo. Aleksander Qyteza

" Era un santo in terra,e adesso tramite la preghiera sarà sempre presente.
Tocca a noi portare avanti la sua opera misericordiosa,ciascuno nel suo piccolo,e Don Carlo sarà contento.
Non sarà facile somigliare a Lui,nella inteligenza,nella fede,nell'amare e assistere i più deboli, nel vivere così intensamente la vita. Permettete l'Ave Maria in lingua albanese:

T'falem Mari,
hir' plot,Zoti me Ty
Bekue je mbi te gjitha grat'
e i bekuem frut i barkut tand,Jesus.
Shejtja Mari nana e TenZot,
lutu per ne m'katnoret
Tash e n'fill t'mordes tone.
Ashtu Kjofte
GRAZIE Don Carlo. Aleksander Qyteza. "

Un «fulmine» piombato sulla Chiesa

09/07/2009 - 11:04 - Un «fulmine» piombato sulla Chiesa
http://www.toscanaoggi.it/notizia_3.php?IDCategoria=316&IDNotizia=11583

di Carlo Zaccaro

1. Don Lorenzo Milani: perché la Chiesa non l’ha capito? Con quella onestà intellettuale, unanimente riconosciutagli, saldata com’è alla sua cultura biblica, l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, si è posto questa domanda quasi alla fine della bella omelia pronunciata a Barbiana nella celebrazione eucaristica per il 42° anniversario della morte di don Lorenzo Milani (Mons. Betori: «Don Milani camminava avanti»).

La risposta è stata data dall’arcivescovo grazie ad un rinvio comparativo analogico con quanto era avvenuto fra don Primo Mazzolari e PaoloVI. A chi lo accusava di non aver voluto bene a don Mazzolari, PaoloVI risponde: «No, non è vero: io gli ho voluto bene. Certo…non era sempre possibile condividere le sue posizioni: camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso non gli si poteva stare dietro. E così ha sofferto lui ed abbiamo sofferto anche noi. E’ il destino dei profeti».

Mi domando: può essere rivisitata la risposta di Paolo VI adottata da Betori, ed in certo qual modo riconfermata dalle parole di stima e dall’auspicio formulato da Benedetto XVI nell’udienza del primo aprile alla Fondazione Primo Mazzolari?

Penso di sì con l’aggiunta di una glossa che, senza alterarne il limpido contenuto, ci aiuti a capire da dove questi testimoni attingevano la forza di quel «Camminare avanti a passi troppo lunghi»: se da una presuntuosa esaltazione di se stessi o da un umile e nascosto ascolto della volontà salvifica di Dio. Perchè è da questo discernimento che nasce la preoccupata doverosità di alzare il livello di guardia od abbracciare le segnalazioni che provengano dalla loro personale testimonianza.

2. Forse è bene partire dalla riflessione sulla scelta di Benedetto XVI di affidare il patrocinio dell’anno sacerdotale al Curato d’Ars e a padre Pio da Pietralcina, due santi martirizzati dall’initerrotto esercizio del ministero della riconciliazione, affidato da Gesù alla sua Chiesa il giorno stesso della sua Resurrezione. Evidentemente l’ha ritenuto di essenziale importanza. Di questo sacramento don Lorenzo era un impaziente fruitore aggredendo ogni sacerdote che varcasse la soglia di Barbiana e che non trovava scampo se non si piegava al desiderio del priore di essere riconciliato, il quale - detto fra parentesi - era un angelo.

Cosa ha voluto dire il Santo Padre con questa scelta? Ci limitiamo ad una sola motivazione: a fronte dell’attuale crisi epocale, Benedetto XVI ha individuato nel coraggio di rinunciare alla nostra impura autosufficienza la unica e singolare possibilità di poter tornare a vedere Dio, somma Bellezza e sommo Amore, diventando cittadini di quella città di Dio dove S. Agostino fa abitare coloro che lo hanno amato fino al disprezzo di sé. Si tratta, in realtà, di un salto qualitativo dell’universale vocazione alla santità, cui è chiamato ogni uomo ed ogni donna, per essere in grado di capire i segni dei tempi.

Non ci sarebbe, infatti, da stupirsi se proprio per la vastità globale di questa crisi apocalittica, Dio, che sa trarre il bene anche dal male, non preparasse per mano di coloro che «camminano avanti a passi troppo lunghi» lo snodo al tendenziale processo di unificazione del mondo.

Già don Lorenzo aveva previsto l’irrompere in Europa delle tumultuose frontiere della povertà nel suo famoso libro Esperienze pastorali di cui il priore di Barbiana mi lesse una lettera altamente compiaciuta di Luigi Einaudi che lo invitava a presentare il testo ad un concorso per la libera docenza universitaria. È molto probabile che l’invasione spinta dalla fame - il Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, calcola che entra il 2009 gli affamati saranno oltre il miliardo - diventerà incontenibile, se non sarà contenuta da un effettiva ed autentica conversione degli egoismi nazionali ed internazionali.

3. Il successo del «G8» è legato alla soluzione, almeno embrionale, di questo dramma. L’incontro che al termine dei lavori avrà il Presidente degli Stati Uniti con il Papa (per me non sarà un «normale» colloquio) al quale riconosce una leadership straordinaria, può segnare un punto a favore della speranza. Si sa quanto soffra il Papa se anche recentemente rivolgendosi ai membri dell’Accademia Pontificia di Scienze Sociali, lui solitamente misurato nelle espressioni, usi parole di fuoco: «per i Cristiani che regolarmente chiedono a Dio “donaci oggi il nostro pane quotidiano” è una tragedia vergognosa che un quinto dell’umanità soffra ancora la fame».

Anche don Lorenzo dovette arrossire quando sbocconcellando da seminarista un pezzo di pane bianco, inviatogli da casa, in un vicolo di S. Frediano si sentì apostrofato da una donna affacciata alla finestra della sua casa che gli gridò: «Vergogna, non si mangia il pane dei ricchi nelle strade dei poveri». Fu un grido trasverberato per sempre nella sua vocazione sacerdotale, nata uno actu con la sua conversione. Da questo episodio gli si fece strada la considerazione della santità oggettiva di vita dei poveri, al confronto di quella dei ricchi epuloni.

I poveri ci sono messi accanto perché amandoli ci si possa, almeno in piccolissima misura, sdebitare dell’infinito amore gratuito, ricevuto per essere donato. Il dialogo 64 di S. Caterina da Siena è un bellissimo commento al Giudizio Universale del capitolo XXV di S. Matteo.

Ma don Lorenzo non era classista. La lettera a Pipetta, splendida spigolatura dell’esodo colta ai giorni nostri, come è stato detto lo dimostra. Severino Dianich, dopo aver affermato giustamente che al povero della beatitudine non è proponibile la controbeatitudine della ricchezza, ma la beatitudine della giustizia, si meraviglia dello sfogo di tipo escatologico violentemente espresso da don Lorenzo a Pipetta: «Ti manca il pane! Che vuoi me ne importasse a me quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi me ne importasse a me che vorrei parlarti solo di quell’altro pane che tu dal giorno che tornasti prigioniero e venisti con la tua mamma a prenderlo non mi hai più chiesto. Pipetta tutto passa. Per chi muore piagato sull’uscio dei ricchi, di là c’è il pane di Dio. È solo questo che il mio Signore mi aveva detto di darti». Ma ha torto l’eminente teologo perché don Lorenzo, da anima costituzionalmente contemplativa, non era impegnato nei tornanti della lotta sociale, ma nel trasferire nell’ostile quadrato che circondava la sua rivoluzionaria esperienza scolastica, gli effetti della adorante contemplazione della kenosi del Verbo al quale, repentinamente chiamato, si era con assoluta immediatezza e totalità donato.

4. È stato insegnato da Hans Hurs Von Balthasar che «la grande tradizione contemplativa, quando almeno fu autenticamente cristiana ed evangelica, attinse la propria vita da un’intuizione assai più profonda, dalla convinzione, cioè, che qualsiasi opera di solidarietà umana si trova di fronte agli stessi limiti contro cui andò a cozzare la vita stessa di Gesù e che l’opposizione del mondo, sempre più decisa e tenace, può essere superata solo da un’incondizionata dedizione della propria esistenza a quel Dio che nell’esecuzione del proprio piano redentivo del mondo può disporre di questa esistenza a favore di tutti i nostri fratelli. L’uomo finito - anche l’uomo Gesù non ha altro mezzo per corrispondere all’infinita volontà di Dio che la propria assoluta disponibilità, il proprio Fiat incondizionato e sempre più profondo, la volontà di lasciarsi condurre "dove tu non vuoi" (Gv. 21,18)» (Hans Hurs Von Balthasar, Sorelle nello Spirito: Teresa di Lieuseux e Elisabetta di Ligione, Introduzione, Iaka Book).

In questa assoluta disponibilità si coglie il centro di gravità spirituale di don Lorenzo, tornito dalla Santissima Trinità, sostenuto nella speranza dello Spirito Santo, mangiato dalla fede in Gesù Cristo, prediletto dal Padre, fatto felice perché il priore di Barbiana era riuscito ad amare Michele Francuccio più di Lui.

Si rischia di non capire don Milani se non si tiene conto della sua dimensione di contemplativo «scomodo» quanto si vuole, ed in parte quanto Lui voleva capace di urtare a bella posta le persone per nascondere l’intimità gelosamente custodita del suo rapporto preferenziale ed assoluto con il Signore.

Da quando, ancora cappellano a Calenzano, mi confidò la sua ammirazione per il monachesimo benedettino, ho pensato sempre a Barbiana come ad una rustica abbazia benedettina, dove il monaco priore fungeva in realtà da Abbas con quei ragazzi di montagna, che figuravano da aspiranti novizi sottoposti ad una severa disciplina, ma in compenso allietati dall’insegnamento del «miglior maestro del mondo».

5. La luce che si sprigiona ancora da Barbiana, il suo tentativo fiondistico di davidica memoria, di cambiare sistema perché la persona umana abbia il chiaro ed immediato riconoscimento dei suoi diritti che non gli derivano certo dallo Stato perché la persona stessa è diritto in quanto nasce come soggetto di diritto, principi questi espressi dalla nostra Costituzione ad opera del costituente Giorgio La Pira, lo vede espresso icasticamente dalla lettera «Ai giudici» più che dalla lettera «Alla Professoressa» per la quale - presago della sua diffusione - mi mandò a rimproverare l’editore, l’amico Vittorio Zani, perché ne aveva fatto una tiratura di solo 5000 copie.

«Il ragazzo (oggi diremo il minore) non è ancora penalmente imputabile - scrive don Lorenzo - e non esercita ancora diritti sovrani, deve solo prepararsi ad esercitarli domani ed è perciò da un lato nostro inferiore perché deve ubbidirci e noi rispondiamo di lui, dall’altro nostro superiore perché decreterà domani leggi migliori delle nostre. Ed allora il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i segni dei tempi, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso. Anche il maestro è, dunque, in qualche modo fuori dal nostro ordinamento eppure al suo servizio. Se lo condannate, attentate al processo legislativo». Sono parole pesanti come macigni, di straordinaria bellezza antologica. Gridata da un angolo eremitico del Monte Giovi, la parola del maestro di Barbiana ha avuto una internazionale cassa di risonanza. Dal sacrificio di una vita autenticata totalmente e radicalmente donata, è diventata patrimonio comune ai paesi del nostro pianeta, perché il povero (minore o straniero che sia) ritrovi in se stesso la calma audacia di giocare a fronte alta il suo ruolo di figlio benamato da Dio e di sereno respiro di protagonista nella costruzione di quella città terrena che Peguy ha definito: «il cantiere dove la città di Dio si elabora e si prepara».

6. Perché la Chiesa non l’ha capito? Riprendo in mano l’introduzione di Hans Hurs Von Balthasar che scrive: «all’interno della Chiesa, che è il corpo di Cristo, ci sono missione e vie di santità che dal corpo tendono di più verso il capo ed altre che dal capo tendono più verso il corpo… ci sono delle missioni che piombano sulla Chiesa come fulmini celesti, in quanto devono far riconoscere una volontà unica ed irrepetibile di Dio nei suoi confronti, ma ce ne sono anche altre che crescono nel seno della Chiesa, della comunità, degli ordini religiosi e che, per la loro purezza e coerenza, diventano il modello delle altre. Le prime vengono da Dio e si sviluppano nella Chiesa che, se vuole obbedire allo Spirito Santo, deve accoglierle ed inserirle nella concreta pienezza della sua santità; le seconde nascono dalla Chiesa, sono fiori che Essa nella sua grazia feconda ha fatto sbocciare e che presenta a Dio come le proprie primizie… nella canonizzazione del primo gruppo è più la Chiesa che obbedisce al Signore, nella canonizzazione del secondo è più il Signore che accondiscende al giusto desiderio della sua Chiesa».

Perché la Chiesa non l’ha capito? È stato difficile anche per i futuri Apostoli, esperti pescatori e profondi conoscitori del lago, non aver paura del ciclone dei venti che avevano scatenato l’improvvisa tempesta, tanto da svegliare il Signore dormiente a poppa della barca, durante quella traversata che doveva portarli all’altra riva.

Le missioni di coloro che Dio invia alla sua Chiesa «come fulmini celesti» per portarci all’altra riva assomigliano a quei venti che agitarono le acque a tal punto che alla sicurezza del mestier di pescatori subentrasse la paura fino a mettere a rischio la fede.

Nella mente di Dio missioni come quella affidata a don Lorenzo sono primizie anticipatrici di futuri, abbondanti raccolti; per la nostra poca fede, causa di turbamenti e di involontarie incomprensioni.

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