lunedì 10 dicembre 2012

Addio a don Sciarra prete missionario vicino agli oppressi

da  http://ilcentro.gelocal.it/laquila/cronaca/2012/12/09/news/addio-a-don-sciarra-prete-missionario-vicino-agli-oppressi-1.6171637

di Nino Motta
AVEZZANO. Marsica in lutto per la morte di don Antonio Sciarra, da 20 anni missionario in Albania. Il sacerdote si è spento ieri all'alba all'ospedale di Avezzano. Aveva 75 anni. Gli erano accanto due collaboratori, Alexander Palushaj, albanese, e Renato Cucchiarelli di Avezzano, che in tutti questi anni lo hanno aiutato nell'opera missionaria. «Per noi albanesi», testimonia Palushaj, «don Antonio è un santo. Quello che lui ha fatto per l'Albania, non lo aveva mai fatto nessuno. La sua non è stata solo un'opera di evangelizzazione, ma anche di promozione culturale e sociale del popolo albanese». E ricorda alcune delle iniziative, come l'ulivicoltura e l'artigianato, promosse da don Antonio per creare lavoro e impedire così a tanti albanesi di lasciare il loro paese. Era anche un sacerdote coraggioso, don Antonio. «Nel 1997, allo scoppio della guerra civile», ricorda Renato Cucchiarelli, «tutti i sacerdoti, su invito del papa, hanno lasciato l'Albania, per motivi di sicurezza. È rimasto solo don Antonio. Incurante dei rischi cui andava incontro, si muoveva in lungo e in largo per soccorrere i feriti e aiutare chi aveva bisogno. Cento bambini, gravemente feriti, grazie all'interessamento di don Antonio, sono stati trasportati in ospedali italiani e guariti». Dopo la guerra, durata due anni, don Antonio, con i bossoli, ha fatto costruire la "Campana della Pace", portata in giro sia in Albania che in Italia. Un messaggio di dura condanna della guerra e di speranza in un mondo di pace e di fratellanza tra i popoli. Una speranza vana, purtroppo, se nel 1999, la missione di Blinisht, si è trovata ad accogliere oltre 1.300 profughi del Kossovo, dilaniato dalla guerra. Sono anni in cui don Antonio, «spirito generoso, esuberante e creativo», come lo ha definito il vicario del vescovo di Avezzano, monsignor Domenico Ramelli, si prodiga ad aiutare, oltre alla popolazione locale, anche gli albanesi emigrati in Italia. Per facilitarne l'integrazione si inventa la Rindertimi, associazione italo-albanese, con sede ad Avezzano, presieduta dal nipote, Gino Milano, oggi consigliere regionale. Al tempo stesso promuove campagne, come ad esempio la vendita di patate offerte dagli agricoltori del Fucino, per raccogliere fondi da destinare alla missione di Blinisht. L'ultimo suo sogno, una struttura per il recupero dei tossicodipendenti, presto diventerà realtà. Don Antonio ha dato anche all'Albania la possibilità di onorare uno dei suoi figli più illustri: San Pelino. In Italia al santo sono dedicate la cattedrale di Brindisi, la diocesi di Sulmona-Valva e la basilica di Corfinio, mentre nella Marsica un intero paese porta il suo nome. In Albania invece era uno sconosciuto. Finché don Antonio, spulciando tra le carte, non ha scoperto l'origine albanese del santo. E dallo scorso anno San Pelino è venerato nella chiesa dei Martiri albanesi a Blinisht. Il governo albanese, come segno di gratitudine per quello che don Antonio ha fatto per questo Paese, lo ha insignito della massima onorificenza, che porta il nome di Maria Teresa di Calcutta. I funerali oggi alle 14.30 in cattedrale. La funzione sarà presieduta dal vescovo, monsignor Pietro Santoro. Dopo le esequie, la salma sarà trasportata in Albania, dove sarà tumulata, come era desiderio di don Antonio, davanti alla chiesa di Blinisht.
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