domenica 17 aprile 2011

Per la chiesa una conversione urgente

un articolo di Mons. Giordano Frosini sul settimanale cattolico "La Vita"
http://www.diocesipistoia.it/public/vita15_1%20-%202011.pdf



Col passare del tempo cresce la convinzione che la chiesa, più che di un’operazione di maquillage o di correzioni di piccole entità, ha bisogno di riforme radicali che incidano profondamente sui suoi comportamenti. I tempi urgono e le attese si fanno sempre di più spasmodiche. La nostra attenzione non è tanto rivolta alle critiche esterne, non sempre serene e disinteressate, mai però da disattendersi, quanto alle sollecitazioni che provengono dall’interno, in particolare da parte di coloro che appartengono alla schiera dei figli migliori.
Un malessere che si diffonde a macchia d’olio soprattutto nei paesi di antica cristianità, compreso naturalmente il nostro. Continuano ad arrivare notizie di distacchi dalla chiesa, da parte di coloro che non riescono più a condividere le sue posizioni e i suoi atteggiamenti. Non è detto che tutte le critiche siano accettabili e che tutto quello che viene suggerito debba anche essere realizzato. Però il coro di queste voci si fa sempre di più intenso e rumoroso e non è per niente il caso di continuare a far vista di niente. Farne l’elenco, anche soltanto per rimanere in campo italiano, sarebbe troppo lungo. E la schiera sta aumentando ogni giorno.
Manca il respiro è il titolo di un libro recentemente comparso con le firme di due storici: don Saverio Xeres, docente nella Facoltà teologica dell’Italia  settentrionale e di Giorgio Campanini, il cui amore alla chiesa non ha certo bisogno di essere dimostrato. In generale, nei riguardi di queste critiche ricordiamo anzitutto un pensiero già più volte espresso, specialmente in questi ultimi tempi: non vuol bene alla chiesa chi la difende per quello che è, ma chi la spinge a essere sempre di più quello che ancora non è e che invece dovrebbe essere. Il sonno dogmatico dei dirigenti deve a ogni costo essere interrotto prima che sia troppo tardi.
Qualcosa non funziona a dovere. Il dito è puntato soprattutto sulla scarsa valorizzazione del contributo del popolo di Dio nel suo complesso, in particolare dei laici, che pure formano la stragrande maggioranza della comunità ecclesiale. Senza di loro la chiesa manca di una componente essenziale, specialmente per quanto riguarda la sua presenza nel mondo: una presenza non certo sostituibile da quella della gerarchia, come invece da tempo sta accadendo. Ma è pure in questione la partecipazione di tutti i battezzati ai problemi anche interni della chiesa. Si continua a parlare di corresponsabilità, ma esiste veramente a tutti i livelli in cui si struttura la chiesa? E l’opinione pubblica al suo interno perché non ha ancora corso legale, dopo le tante discussioni cominciate addirittura dai tempi di Pio XII? Sono certamente lodevoli le programmatiche riunioni della nostra Conferenza episcopale e del Consiglio permanente della stessa. Ma, c’è domandarsi, quanto le une e le altre, tengono conto dell’effettiva opinione del popolo cristiano, compresa quella dei presbiteri e, in non pochi casi, perfino dei vescovi? Più in alto si sale e più la corresponsabilità dovrebbe essere assicurata.
Le domande si potrebbero moltiplicare e ruoterebbero sostanzialmente sugli stessi punti, consacrati ormai da decenni dal concilio Vaticano II in documenti meravigliosi che dovrebbero illuminare il cammino dell’intera comunità. I richiami, almeno qualche volta, sono fatti in modi non del tutto appropriati, ma per questo però possono essere messi in disparte, come se essi nascessero sempre da mentalità erronee o addirittura scismatiche? Bisogna dare loro una risposta convincente e il più possibile urgente. Altrimenti la frattura fra la parte dirigenziale e la base della comunità cristiana si farà sempre più larga e profonda, col rischio di smottamenti progressivi e pericolosi, duplicando in questo modo la situazione che si presenta disastrosa all’interno della società civile.
Che ognuno torni al suo posto e compia responsabilmente quelle azioni che appartengono alla propria vocazione. Il concilio è alle nostre spalle come un monito perenne e non bisogna tradirlo coi nostri comportamenti ingiustificati e ingiustificabili. Per questo a tutti si chiede una forte dose di umiltà e di disponibilità all’ascolto. Una conversione vera e propria: una conversione lungamente attesa e mai sufficientemente realizzata. Occorre per questo un dialogo più fraterno e quella libertà di espressione che appartiene di diritto a tutti i battezzati.
Può servire da schema di fondo la bellissima preghiera reperibile nei testi della nuova liturgia: “La tua chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo”. E’ la preghiera del Regno, alla cui costruzione tutti sono chiamati.


Giordano Frosini

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